
L’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano è, sicuramente, uno dei dipinti imperdibili della Galleria delle Statue e delle Pitture di Firenze (Galleria degli Uffizi). Ricchissimo di oro, di personaggi elegantemente abbigliati, di animali esotici, di dettagli inaspettati, si starebbe ore e ore a guardarlo. Fu commissionato nel 1423 da Palla di Noferi Strozzi, uomo di gran cultura, fascino e bellezza.
Palla Strozzi aveva voluto donare alla Basilica di Santa Trinita la sua ricchissima collezione libraria che sarebbe stata collocata in Sagrestia, e, a completamento di questo dono, chiese a Gentile da Fabriano un dipinto talmente fastoso che avrebbe dovuto rendere nota la sua ricchezza. Gli avrà detto di non risparmiare nell’uso dell’oro e dei lapislazzuli perché lui avrebbe pagato. E così Gentile fece, arrivando a terminare il dipinto nel maggio del 1423, come si legge in basso, sulla cornice, anch’essa ricchissima, di legno dorato.
Il Viaggio dei Magi si snoda da una parte all’altra del dipinto: nella lunetta in alto a sinistra i Re Magi si trovano sul monte dove vedono la stella cometa e decidono di seguirla; nella lunetta centrale si dirigono con un ampio corteo al castello di Erode, in cui si vedono entrare, nella lunetta a destra. Qualcuno gli avrà detto che non c’è niente e nessuno di quello che stavano cercando, dunque il corteo cambia direzione e, in primo piano, a destra, i tre Re, sono al cospetto di Gesù Bambino. Il piu anziano dei tre, Melchiorre, si toglie la corona e si inginocchia davanti al piccolo, che non resiste davanti a una fronte stempiata e la tocca con la manina. Baldassarre, quello con la pelle scura, sta per compiere lo stesso gesto, mentre Gaspare, il più giovane, è appena sceso da cavallo e un servitore gli sta togliendo gli speroni. Dietro di lui, il corteo è affollatissimo di persone e animali: cavalli con dei finimenti preziosissimi, un levriero, un leone, un leopardo, due scimmie in groppa a un dromedario. E poi, uomini con vesti raffinate, cappelli colorati, calzature particolari. Fra questi, ne spicca uno, con la barba incolta e lo sguardo intenso che regge sull’ avambraccio un falcone e che indossa un copricapo blu e d’oro. Per noi il messaggio non è decifrabile se non lo si è studiato, letto o se non ce lo hanno raccontato, ma lui è Palla Strozzi, il proprietario del dipinto, che non vuole che ci siano equivoci su chi ha pagato tanta bellezza. Al suo fianco, il pittore, Gentile da Fabriano, si rappresenta con un mazzocchio rosso, il cappello rotondo dell’epoca.
Tante volte, si rimane estasiati dall’elegante raffinatezza di Firenze e della sua arte, che riempie le strade, le piazze, i musei e siamo così tanto affascinati che ci è difficile tenere presente il fatto che dietro ci siano intenti pubblicitari che al tempo risultavano immediati! Proprio come se noi oggi vedessimo, in un dipinto a soggetto religioso, un personaggio vestito Armani, Valentino o Dolce & Gabbana capiremmo subito l’intento della scelta. In passato era lo stesso, solo che per noi è più difficile notarlo perché il filtro del tempo ci consente, ad un primo sguardo, di apprezzare solo la bellezza di quanto vediamo. Pensiamo anche, in una sala non lontana a quella di Gentile, all’Annunciazione di Simone Martini, del 1333. Il mantello dell’Angelo annunciante è in tessuto scozzese. Il dipinto sarebbe stato collocato in Cattedrale, a Siena, che aveva degli accordi commerciali con la Scozia per cui era facile reperire questo tipo di tessuto. Anche in questo caso, dunque, l’arte serve a farsi vanto e a mostrare ai più ricchezza e opulenza di un luogo.