Vasco Pratolini nacque a Firenze, in via de’ Magazzini, il 19 ottobre 1913. Via de’ Magazzini è una strada stretta e lunga, come tutte quelle della Firenze medievale. Dalla maestosa piazza della Signoria, via de’ Magazzini è un vicolo buio, in cui le fitte case torri creano un tessuto urbano dalle maglie strette. Non ci aspetta nulla da via de’Magazzini. Ed infatti, è pressoché deserta, rispetto alla folla che si accalca ai piedi del David aspettando il proprio turno per una foto col bellissimo e famosissimo gigante e che si dirige a passo lesto nel timore di fare tardi per l’ingresso agli Uffizi.
Eppure, se si chiudono gli occhi e si fa lavorare l’immaginazione, quella strada, come quelle limitrofe, ci parlano di Firenze, come era il secolo scorso, quando ancora non era meta ambita del turismo di massa e quando ancora ci abitavano i fiorentini.
Al numero 1 di via de’ Magazzini è una targa, che segnala la casa natale di Pratolini, appunto, che nei suoi romanzi racconta di quando, per intrattenerlo, la mamma e la nonna lo mettevano alla finestra e lui passava ore ad osservare i militari nella loro routine quotidiana, in quanto in tempo di guerra, l’edificio antistante era stato adibito a caserma.
Da via de’ Magazzini, si procede verso piazza San Firenze, per prendere via dei Leoni, ma invece di andare verso l’Arno, in quel punto dominato dal Castello d’Altafronte, ora Museo Galileo, si gira in una stradina, che, come dice Vasco Pratolini, “ci vai solo se devi fare una commissione o se devi andare a trovare qualcuno”.
Ecco, siamo in Via del Corno, dove Pratolini ambienta le Cronache dei Poveri Amanti. Siamo sulla metà degli anni Venti e la stradina, lunga appena una cinquantina di metri, è la scena dove i suoi abitanti affrontano ciascuno il proprio percorso di vita. Percorsi che si intrecciano, che si annodano a volte, per poi separarsi, per poi ricongiungersi di nuovo.
Sembra ancora di sentire le loro voci: il Nesi carbonaio, Maciste il maniscalco e poi gli Angeli Custodi, le ragazze, Aurora, Liliana, Bianca, Clara. La strada, silenziosissima, anche in una giornata di alta stagione turistica, conserva ancora le tracce del passato: basta porsi in ascolto e in osservazione. Un tabernacolo, in angolo con via dei Leoni, rappresenta una Madonna che tiene in mano la Cattedrale, come a volerla proteggere; sulla facciata di un palazzo si apre una delle così dette finestre dei bambini, più basse, da cui i bambini potevano affacciarsi senza il pericolo di cadere, stando magari in piedi su una sedia; le porte del morto, più piccole, accanto a quelle principali, da dove passavano i defunti, per essere sepolti, perchè passare dalla porta principale stava male.
Una strada da niente, dunque, ma in realtà piena di tracce del nostro passato. Il nostro viaggio prosegue verso via Vinegia, dove c’era un’osteria che portava questo nome, piazza San Remigio, piazza Peruzzi, via del Canto, via dell’Isola delle Stinche e via dei Lavatoi, la cui toponomastica ci ricorda che un tempo queste zone erano ricche d’acqua e proprio qui, dove un tempo si venivano a lavare i panni e dove c’era un carcere circondato da un fossato, si apre la piazzetta di San Simone, con la Chiesa di San Simone e Giuda che attualmente ospita la comunità religiosa ucraina.
E ancora, verso via dei Pepi, e poi via della Rosa, via dell’Ulivo, via del Fico, via della Salvia e via del Ramerino, a ricordarci che qui c’erano campi, piante e coltivazioni di ogni genere.
Il viaggio potrebbe proseguire a lungo, attraversando la piazza Santa Croce, poi l’Arno da Ponte alle Grazie, per poi salire su da via dei Bardi, a Costa San Giorgio, a Via San Leonardo, che Vasco Pratolini, bambino, percorreva per mano alla nonna, quando si recava in visita al fratello, adottato per misericordia, dai ricchi signori della Casa Rossa, in via San Leonardo, appunto.
Il rapporto di Vasco Pratolini con il fratello è una delle pagine più intense, profonde e commoventi della vita di questo grande cronista della Firenze del secolo scorso. Ne parla in Cronaca Familiare, uno dei suoi romanzi più noti, e ne parleremo insieme, nel corso di questa visita, che finisce qui, con i nostri sguardi rivolti verso il Cimitero delle Porte Sante dove Pratolini fu sepolto nel 1991, dopo la sua morte.