Il giardino di Boboli era il giardino dei principi che hanno vissuto nella grande Reggia di Palazzo Pitti. La prima famiglia che ci abitò fu la famiglia Medici, prima ricchissimi banchieri, poi Duchi di Firenze e Granduchi di Toscana. Fu proprio Eleonora di Toledo, la moglie di Cosimo I dei Medici ad acquistare il Palazzo e la collina retrostante da Luca Pitti, un tempo ricco mercante ma poi caduto in rovina. Si dice che Luca Pitti fece un affarone perchè Eleonora gli diede tantissimi soldi!
Dopo i Medici, i Lorena e poi i Savoia vissero a Palazzo e adoravano il meraviglioso giardino di Boboli che ogni mattina vedevano dalle loro finestre quando aprivano gli occhi. Pare che Vittorio Emanuele II di Savoia, Re d’Italia, quando da Torino venne a Firenze, fu rincuorato dal fatto che, sì, avrebbe dovuto lasciare le sue montagne e i suoi boschi in Piemonte dove amava andare per lunghissime battute di caccia, ma almeno, visti i grandi spazi di Boboli, si sarebbe potuto portare i cavalli!
Chissà quanti sono i bambini che nei secoli hanno corso a Boboli. Chissà, si saranno divertiti in inverno, a vedere l’acqua delle vasche ghiacciarsi e, in primavera, a vedere i fiori sbocciare.
Secondo me qualche bambino un pò più birichino degli altri si sarà anche divertito a vedere catturare gli uccelli con le ragnaie… Non lo sapete cosa sono?
Allora, la parola ragnaia viene da ragno e da ragnatela. Le ragnaie erano delle reti sottilissime e quasi invisibili, proprio come una ragnatela. Venivano poggiate sugli alberi, dove le fronde erano più fitte. Gli uccellini che si posavano sui rami rimanevano imprigionati. In questo modo, era facilissimo tirare su le ragnaie, con i tanti uccellini che si erano catturati e fare dei succulenti arrosti.
Eh sì… Per i principini che vissero tanto tempo fa, quando non c’erano nè frigoriferi nè supermercati il giardino di Boboli più che uno spazio per giocare era un grande frigorifero a cielo aperto. C’erano animali che potevano essere cacciati e pesci nelle vasche che potevano essere pescati e cucinati, oltre a frutta e verdura a volontà.
Un signore un pò pazzo, di nome Bernardo Buontalenti, a si era anche inventato il modo di conservare più a lungo i cibi, nelle ghiacciaie, delle cupolette in pietra che lui stesso aveva progettato e dove la neve trasportata dagli Appennini teneva in fresco gli alimenti. A forza di maneggiare la neve, un giorno gli venne in mente di mescolare insieme alle neve qualche uovo, del limone, dello zucchero e poi di assaggiare. Era venuta fuori una crema deliziosa, a cui fu dato proprio il suo nome: Buontalenti.
Il Buontalenti si può gustare ancora oggi in alcune gelaterie di Firenze.