Alphonse Mucha, l’Art Nouveau a Firenze

Museo degli Innocenti, piazza SS. Annunziata, 27 ottobre 2023 – 7 aprile 2024.

Diciamolo, a Firenze non è semplice trovare l’Art Nouveau, l’arte nuova, lo stile Liberty come viene declinato in italiano. A Firenze, quella che era la novità dell’Europa, sulla fine dell’Ottocento, ovvero la ricerca del bello e artigianale, che si coniuga con la riproducibilità industriale, non trova terreno particolarmente fertile, anche se le ceramiche decorate di Galileo Chini, prodotte prima dall’Arte della Ceramica di via Arnolfo e poi dalle Fornaci di San Lorenzo, hanno molto successo sul momento.

Per quanto riguarda l’architettura, invece, i villini in stile Liberty, a Firenze, di Giovanni Michelazzi, sono “relegati” a zone residenziali, via Scipione Ammirato e via Giano della Bella, tranne che per la Casa Vichi, in Borgo Ognissanti. Ma sono esempi che si contano sulle dita di una mano.

Firenze, è una città, a mio avviso, che rimane sempre molto legata al proprio passato, sia culturalmente che strutturalmente (pensate alle mostre di Palazzo Strozzi: in due delle ultime, quelle dedicate ad Olafur Eliasson e Anish Kapoor, occorre fare un grande sforzo di immaginazione per comprendere le loro opere, che sono sempre adatte al grande formato e che difficilmente in un palazzo quattrocentesco possono riprodurre lo stesso effetto).

Ecco, la mostra dedicata ad Alphonse Mucha nel Museo degli Innocenti, ci permette di fare un viaggio nel tempo e, percorrendo quelle sale, sembra di percorrere la Parigi a cavallo di Otto e Novecento. Le linee sinuose ci avvolgono, i colori pastello rilassano i nostro sguardi, catturati dalla bellezza di Sarah Bernhardt, protagonista di moltissimi dei lavori di Mucha.

Eh sì, lei fu la sua Musa ispiratrice, colei che volle da Mucha la locandina per il suo spettacolo al Théatre de la Renaissance, la Gismonda, e poi per molti altri, tanto da firmare con lui un contratto di esclusiva per la durata di sei anni. Sarah Bernhardt e le donne di Mucha in generale sono donne oltre che belle, spregiudicate, calate nella propria società. Donne, quelle dei numerosissimi manifesti a cui lavorerà dopo il contratto con la Bernhardt, che fumano, che vanno in bicicletta, che bevono boccali di birra. Donne libere, che non si preoccupano del giudizio sociale.

In questo, il messaggio di Mucha risulta molto attuale e molto significativo sopratutto al giorno d’oggi.

Nel 1910, Mucha ritorna in patria, lui era originaria della Moravia, una regione dell’attuale Cecoslovacchia e si dedica al recupero della cultura del proprio paese natale, attraverso venti tele gigantesche, in cui, dopo accurati studi, rappresenta, gli episodi dell’Epopea Slava.

Morirà nel 1939, per una polmonite, ma sopratutto provato nello spirito dal fatto che le truppe naziste avevano invaso la Cecoslovacchia, costituitasi nel 1918.

Visitare la mostra di Mucha sarà un’occasione per attraversare la piazza della SS. Annunziata, la più fiorentina di tutte le piazze, per soffermarsi davanti ai putti di Andrea della Robbia, avvolti dalle fasce, per salire al quinto piano del Museo dove, in terrazza, l’antico stenditoio delle balie, si può gustare un caffè davanti ad un magnifico panorama e poi…perchè no…si potrà rivedere la pala del Ghirlandaio con l’Adorazione dei Magi. Un capolavoro, a volte dimenticato.