Chissà che non sia accaduto di notte. Cosimo, a cavallo, indugia, in piazza della Signoria, prima di rientrare a casa, dopo una delle numerose incombenze che gli procura la vita di Granduca. Assapora la quiete della città addormentata, a quest’ora della notte. Il palazzo si staglia severo contro il cielo blu, illuminato solo dal chiarore lunare. Sue silenziose e fedeli custodi sono le statue di candido marmo all’ingresso.
Cosimo alza gli occhi alla Luna. Nel suo assorto chiarore gli pare di scorgere il viso della moglie Eleonora, che aveva reso la sua vita aggraziata e bella e che ora, oltre che nella Luna, è nei suoi ricordi. La tubercolosi si è portata via lei e le risate e i giochi di molti dei loro figli, poco più che bambini.
Ma Cosimo sa che un Granduca non può permettersi il dolore, se non di notte, nella quiete della sua Firenze addormentata. Bisogna guardare avanti: un matrimonio grandioso da celebrare, quello del figlio Francesco con Giovanna d’Austria, la figlia dell’Imperatore.
Cosimo già sa che il matrimonio di Francesco e Giovanna non sarà felice come il suo con Eleonora…ma tant’è… capita spesso che un Granduca non possa permettersi nemmeno l’amore.
Ecco, chissà che non sia accaduto proprio in questo momento che nella mente di Cosimo sia balenata l’idea di un’opera grandiosa: un corridoio aereo che da Palazzo Vecchio arrivasse fino a Palazzo Pitti, insinuandosi fra le case, sorvolando sui cittadini. Presenza invisibile ma incombente. Pubblico e privato indissolubilmente connessi, l’uno con l’altro…
Oggi, il Corridoio non è percorribile dall’interno, ma dall’esterno se ne può seguire il percorso e, nella Chiesa di Santa Felicita, affacciarsi da quella balconata da cui i Medici assistevano alla Messa. Ancora, se si presta attenzioni, si possono sentire gli echi delle loro voci: quella di Cosimo, tronfio ed orgoglioso per l’opera realizzata, e quella di Francesco, sottomesso a un destino non suo, e poi di tutti gli altri che lo percorsero Ferdinando, Cristina, Leopoldo, fino ad Anna Maria Luisa, l’ultima erede della dinastia medicea.
Per saperne di più…
L’itinerario ha inizio in Piazza della Signoria, da dove inizia il Corridoio Vasariano, che, uscendo dalla Camera Verde di Eleonora in Palazzo della Signoria, sovrasta via della Ninna per entrare nelle Gallerie degli Uffizi. Ma se la U degli Uffizi, ha inizio da Piazza della Signoria, percorre tutto il Piazzale degli Uffizi fino al fiume, dove disegna il suo lato corto, per poi tornare indietro, il corridoio esce e prende una strada propria, prima lungo il fiume, poi, sul fiume, poi attraverso le case, su Via dei Bardi, si insinua dentro la Chiesa di Santa Felicita e raggiunge la reggia di Palazzo Pitti, residenza medicea dalla seconda metà del ‘500 fino al 1743, anno della morte dell’ultima Medici.
Seguiremo lo snodarsi del Corridoio attraverso la città e ve ne racconterò la storia passata e recente: le ragioni che spinsero Cosimo I a un’opera tanto ambiziosa, le sue scelte in merito, l’utilizzo che del Corridoio fecero i Lorena prima e i Savoia poi, per arrivare alle guerre, ai partigiani, alla visita di Hitler e ai bombardamenti del 1944, fino alla strage dei Georgofili, di cui il Corridoio è testimone.
Il percorso si svolge in esterna, ma, qualora lo desideriate, sarà possibile entrare nella Chiesa di Santa Felicita, che viene attraversata dal Corridoio. Proprio in corrispondenza del passaggio del Corridoio in Chiesa, i Medici fecero costruire una balconata, da cui potevano assistere alle funzioni religiose. Sarà possibile, non solo vedere la balconata dall’interno della Chiesa, ma anche salire su di essa e affacciarsi sulla Basilica e godere della stessa vista di cui tanti anni or sono, godevano i Medici.