Centro di religiosità domenicana, la Basilica, di antichissima costruzione, si pone in dialogo con l’adiacente e omonima Stazione di Santa Maria Novella, progettata invece in tempi recenti dal Gruppo Toscano, coordinato da Giovanni Michelucci. Il dialogo fra i due edifici, uno novecentesco e uno due-trecentesco, è forse il compimento di un percorso attraverso cui il linguaggio architettonico e artistico fiorentino ha trovato il modo di rapportarsi con l’antico, pur abbracciando la modernità.
La pietra forte e il vetro, scelti dal Michelucci, vicini agli stessi materiali, in secoli precedenti utilizzati per la Basilica, proiettano l’antico verso il moderno. Solo la facciata della Basilica di Santa Maria Novella è rivestita di marmo bianco di Carrara e verde, serpentino di Prato, ed è caratteristica per le due volute progettate da Leon Battista Alberti, su commissione di Giovanni Rucellai. La facciata si impone sulla grande piazza antistante, dove quattro tartarughe sorreggono due obelischi, intorno ai quali Cosimo I dei Medici amava vedere correre i cocchi (carri trainati da cavalli).
Dalla piazza di Santa Maria Novella, imboccando via della Scala e facendo poche decine di metri, è possibile raggiungere l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, dove un tempo i frati offrivano medicamenti e preparati erboristici preparati da loro stessi, con le erbe che coltivavano. Ancora oggi, in Farmacia, si trovano non solo preparati erboristici, ma anche e sopratutto lozioni per il corpo, per i capelli o per la casa. Quando si entra nei locali della Farmacia, di grande suggestione per gli arredi e gli affreschi antichi, siamo avvolti da un profumo inebriante, che sarà difficile dimenticare.
Per saperne di più…
La Basilica di Santa Maria Novella è uno scrigno di tesori preziosi: il crocifisso di Giotto, la Trinità di Masaccio e la Cappella Tornabuoni del Ghirlandaio ci daranno l’opportunità di compiere un viaggio nei secoli: dal primo Trecento, quando Giotto inizia a riflettere sull’anatomia umana e sulla profondità dei corpi attraverso il chiaro-scuro, arriveremo all’inizio del Quattrocento, con Masaccio che applica, per primo le regole della prospettiva di Filippo Brunelleschi, creando sulla parete quasi un trompe-l’oeil, fino alla fine dello stesso Quattrocento, quando Domenico Ghirlandaio, proprio nel cantiere di questa cappella ebbe, seppur per breve periodo, Michelangelo come allievo.
Dalla Basilica, si esce nei Chiostri Monumentali. Sul primo, il Chiostro Verde, si apre la Sala del Capitolo dei frati domenicani, dove il loro carisma viene esplicato dalle sapienti mani di Andrea di Bonaiuto che, sulla metà del Trecento, ne affrescò le pareti. Da un lato, infatti, San Tommaso d’Aquino, con il libro aperto sulle ginocchia, domina le personificazioni di tutte le discipline con i loro rappresentanti più illustri e dall’altro, i frati domenicani discutono contro gli eretici, allontanandoli dal Paradiso al quale potrà accedere solo chi ha creduto in Dio. Lo studio e il combattimento contro l’eresia sono i due pilastri fondati della dottrina domenicana, oltre alla preparazione di lozioni con le erbe officinali e medicamentose, come è ben evidente nell’ancora esistente Farmacia di Santa Maria Novella, ancora oggi nei locali conventuali.
Prima di visitare la farmacia, sarà di grande interesse entrare nelle sale museali, in cui, insieme a paramenti sacri e ad arredi liturgici, sono conservati gli affreschi staccati dalle pareti del Chiostro per motivi di conservazione. Di grande interesse sono quelli di Paolo Uccello, grande studioso della prospettiva e grande sperimentatore che rappresenta alcune scene bibliche, in maniera talmente audace per il tempo, da poter sembrare quasi opere d’arte contemporanea.