Se dovessi dire qual è la piazza più fiorentina di tutte, direi sicuramente quella della SS. Annunziata, col loggiato brunelleschiano, ampliato, nei secoli successivi, sui tre lati della Piazza per dare armonia e compiutezza, con la Basilica dedicata alla Vergine, ancora fulcro della spiritualità fiorentina, con l’Ospedale degli Innocenti, luogo di ricovero dei bambini che le famiglie non potevano tenere con sè e con il corridoio aereo che congiunge il Palazzo della Crocetta, oggi Museo Archeologico, alla Basilica, passaggio segreto che permetteva alla giovane principessa Medici “mal composta nelle membra”, di assistere alla Santa Messa senza essere vista.
Quanta gente, nei secoli, sarà passata da qui. Quante voci sembra di sentire ancora echeggiare. Di quante storie, tradizioni, leggende, la piazza sarà stata teatro. Ancora oggi, la Piazza è una delle più vissute dai fiorentini: le scalinate sono un punto di appoggio per sedersi, in caso di necessità o per scambiarsi due chiacchiere nella pausa fra una lezione e l’altra, dato che a pochi passi ha sede l’Ateneo Fiorentino.
Se poi si desidera una seduta più comoda ed un panorama ancora più suggestivo, sarà bello salire al quinto piano dell’Ospedale degli Innocenti, per gustare un caffè là dove un tempo le balie stendevano ad asciugare i panni dei bambini che accudivano e dove ora è un magnifico Caffè con vista. L’accesso alla terrazza e alla Caffetteria non comporta l’acquisto del biglietto del Museo degli Innocenti, dove è raccontata la storia dell’istituzione e dove è conservata la fantastica collezione di opere d’arte. Se vorrete, una visita a questo Istituto è altamente consigliata: ne usciremo più consapevoli, forse e sicuramente con gli occhi pieni di bellezza.
Per saperne di più…
Dalla Piazza, di cui narreremo la storia osservando con attenzione tutti gli edifici prospicienti, entreremo in Basilica, dove, fra una funzione religiosa e l’altra, ci soffermeremo sugli altari più notevoli. Prima di entrare in Basilica, però, attraverseremo uno spazio di comporto fra il rumore della città e il silenzio devoto della chiesa: il chiostrino dei Voti, dove un tempo erano conservati gli ex voto, ovvero i regali, che i fedeli portavano in dono alla Vergine. Il chiostrino è completamente affrescato: gli artisti che hanno lavorato a questo ciclo decorativo erano agli esordi della loro carriera, che poi ha preso il volo. Un ventitreenne Andrea del Sarto, infatti, fu colui a cui venne affidato il lavoro dai frati Serviti intorno al 1510. Lui, desideroso di guadagnare e di farsi conoscere si divideva fra questo ciclo di affreschi e quello poco lontano per gli Ingesuati di San Giovanni Battista (detti dello Scalzo, il chiostro dello Scalzo, altra visita da fare). Gli affreschi del Chiostrino avrebbero dovuto essere pronti per il 1513, quando Papa Leone X sarebbe venuto in città e avrebbe visitato la Basilica. Temendo di non farcela, Andrea, convinse i frati a coinvolgere nel lavoro un collega, Franciabigio, e due giovani allievi, appena diciassettenni, Rosso e Pontormo. I frati acconsentirono e diedero così vita a uno dei più notevoli cicli pittorici del primo Cinquecento in cui tre grandi sono a confronto, uno accanto all’altro.
Entrando in Basilica, prima di arrivare nel Chiostro Grande o Chiostro dei Morti, dove è un particolarissimo affresco di Andrea del Sarto, ci soffermeremo davanti al dipinto miracoloso della Vergine Annunziata, il cui volto pare si sia dipinto da solo, davanti alla Trinità di Andrea del Castagno e davanti alla tomba di Baccio Bandinelli, seguace di Michelangelo ed autore dell’Ercole e Caco in Piazza della Signoria.
Potremo fermarci qui o, per chi lo desidera, sarà possibile entrare nel Museo degli Innocenti, dove ripercorreremo la storia di questa istituzione creata per accogliere i bambini delle famiglie che non potevano crescerli. Sarà commovente vedere i segni di riconoscimento che i genitori naturali lasciavano con loro al momento dell’abbandono nella speranza di riprenderli con sè, dopo anni, quando non li avrebbero più riconosciuti. Sarà bellissimo soffermarsi davanti alla Pala del Ghirlandaio, commissionata per la Chiesa dell’Ospedale, una delle prime opere realizzate con la tecnica di pittura a olio a Firenze.